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Il fiume, la vita

Luzi Tarasco 2014di Elena Gori

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I versi di Dopo la curva fanno parte della raccolta di Mario Luzi Sotto specie umana, edita da Garzanti nel 1999. Protagonista indiscusso di questa lirica è il fiume, uno dei temi-cardine dell’intera opera del poeta fiorentino; basti pensare ad un titolo semanticamente evocativo come La barca, riferibile alla fase giovanile, o ai tanti corsi d’acqua che solcano le pagine luziane lasciandovi un’impronta incancellabile. In questa vasta casistica, il fiume diviene – è il caso dell’Arno – il “muto testimone o il protagonista di vicende legate a un territorio” (Marchi), o – come il più esotico Tigri – lo spettatore impotente degli scenari di guerra e di violenza nei quali quotidianamente resistono Le donne di Bagdad (vedi a questo proposito l’articolo Immagini di guerra e di vita).

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Luzi e Dante

mario-luzi-6di Marco Marchi

«Tutto Dante – ha affermato con icastica efficacia Mario Luzi – è un dramma che cerca di ricomporsi in una suprema catarsi e in una raggiunta armonia». In questa prodigiosa, irresistibile attrazione, in questa coltivata e partecipata tensione è dato intravedere al lettore di Luzi che sia a conoscenza dell’intera sua opera poetica quella luce ritrovata, quel sorriso colto con Dante come un inprinting dell’esistente. Un inprinting rintracciato e celebrato, grazie alla poesia, oltre l’oscuro affliggente, da selva dello smarrimento che nel Novecento e nell’incipiente Duemila si è fatto e si fa sgomento, da selva della «mortalità» e della Storia: oltre l’inferno stesso, e oltre le brucianti incarnazioni visibili dell’assurdo dei lager e delle residue speranze di umana sopravvivenza lì coltivabili, espresse proprio attraverso il ricordo a Dante in Se questo è un uomo di Primo Levi.

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Commento a “Nell’imminenza dei quarant’anni”

di Elena Gori

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È il 1954 e Mario Luzi, pochi giorni prima del suo quarantesimo compleanno, si trova a Viterbo dove come insegnante è commissario per la sessione autunnale degli esami di maturità in una scuola. La solitudine del luogo, immerso nella campagna pervasa dal vento, e l’imminenza del proprio compleanno costituiscono per il poeta l’occasione di un improrogabile bilancio della vita trascorsa.

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Il paesaggio dalla torre

Luzi al suo tavolo di lavoro a Pienza

di Duccio Mugnai

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L’esperienza esistenziale della terra senese, quale mondo della propria primitività domestica e dell’elettività ispirativa – si considerino sia la permanenza biografica del poeta a Siena per tre anni dell’infanzia, sia i tanto amati, tardi ristori estivi a Pienza , sia le origini familiari del poeta che riconducono tramite Samprugnano (oggi Semproniano) alla Maremma – emerge prepotentemente in questa lirica orgogliosa e appassionata di Mario Luzi.

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Le rondini di Mario Luzi

Mario Luzi di Daniela Del Monaco

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Leggi “Essere rondine” in Testi!

Sarà capitato a molti di soffermarsi a guardare il volteggiare di uno stormo di rondini nel cielo mentre siamo affacciati alla finestra o durante una passeggiata. Sicuramente è successo a Mario Luzi che ha scritto proprio una poesia sulle rondini – Essere rondine, poi confluita nella raccolta del 1985 Per il battesimo dei nostri frammenti –, tra le più belle che abbia mai composto.

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Viaggio in Toscana con Mario Luzi


di Marco Marchi

Celebriamo il centenario della nascita di Mario Luzi e tra poco, a febbraio, celebreremo il decennale della sua scomparsa: un decennale quasi dentro un centenario. Ma anche questo impasto,  questa concomitanza, questa convergenza di vita e di morte, di morte e di vita, ha, per chi conosce la poesia di Luzi, un significato profondo, implicando il confronto dialettico tra quelle che l’autore chiama le «due», le «sole».

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Immagini di guerra e di vita

di Erica Dainelli

iraq_donne_pesiATTENZIONE
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La poesia Le donne di Bagdad è stata scritta da Mario Luzi nel 1992, alla fine della sanguinosa Guerra del Golfo. Il conflitto, iniziato con l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, vide contrapporsi le forze irachene ad una coalizione di stati membri dell’ONU, fra cui anche l’Italia. La coalizione, al cui vertice spiccavano gli Stati Uniti, attaccò a più riprese l’Iraq governato da Saddam Hussein, temendo che potesse estendere il suo potere non solo al Kuwait, ma anche all’Arabia Saudita.

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