Luzi come Simone Martini

di Nicoletta Mainardi

In una prosa raccolta in Trame (1982), Ritorno a Siena, Mario Luzi rievoca la sua adolescenza senese e il primo decisivo incontro con i capolavori dell’arte senese del Trecento. Fra questi l’ammiratissimo affresco di Guidoriccio da Fogliano realizzato da Simone Martini (Siena, 1284 circa – Avignone, 1344) nel Palazzo di Città, davanti al quale aveva tanto fantasticato. A Siena come a un paesaggio dell’arte che condensa in sé il mistero della creazione artistica Luzi è poi sempre tornato, dedicando alla città del Palio alcune fra le sue poesie più suggestive, fino a immedesimarsi nella figura del grande artista gotico caro alla sua giovinezza.

Nel Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994) Luzi immagina l’ultimo viaggio del pittore che ormai vecchio e celebre ritorna da Avignone in patria alla ricerca delle proprie origini. A una dimensione narrativa in cui si avvicendano i punti di vista del protagonista e dei personaggi al suo seguito – la moglie, il fratello e la moglie di lui, uno studente di teologia –, il libro alterna una tensione lirica che nel richiamo alle immagini dell’arte celebra lo spettacolo naturale e nel contempo sacro della vita.

Le tappe di questo lungo cammino che riporta Simone nella terra natale sono per lui altrettante stazioni di riflessione su se stesso, su Dio e sulla propria arte. Simone si chiede se la sua pittura tutta oro e splendore sia davvero riuscita a catturare il segreto della luce, quello che nessun pittore ha mai saputo dipingere; capisce che ha potuto soltanto “accenderlo” in attesa della luce che “unifica” e “assolve”, che tutto comprende e trascende.

Per l’anziano artista, in cui Luzi s’identifica, questa raggiunta consapevolezza dei limiti del proprio mandato rappresenta un rimpianto e un rimorso. Non per questo il suo cammino verso la luce s’arresta, né cessa d’ispirare al pittore antico le sue sublimi Madonne (come quella dell’Annunciazione agli Uffizi di Firenze proposta nel video) e al poeta moderno versi altrettanto mirabili in cui risplende la difficoltà e la meraviglia dell’arte lungo il percorso della conoscenza.

Il viaggio di Simone tra visibile e invisibile, “terrestre” e “celeste”, procede anche attraverso prove drammatiche, come quando l’incontro previsto e temuto con una realtà in profonda trasformazione e con una Storia che non gli appartiene più sembrerebbe esigere da lui un deciso cambio di rotta. Approssimandosi Firenze, la città dei nuovi mercanti e dei nuovi pittori che si richiamano a Giotto, Simone “Avverte il mutamento”, ne prova amarezza e sconforto; sente che di fronte a quel realismo di corpi e forme così distante dalla cifra astratta e simbolica della propria spiritualità si apre per la sua pittura di luce una terra d’esilio: “Meglio rimettersi in cammino, / prendere la via di Siena, immantinente”(Si approssima Firenze).

Con il suo poema senese Luzi ha scritto un libro capace di tenere saldamente insieme verità storica e immaginazione fantastica, indagine introspettiva e ricostruzione realistica: un grande libro di poesia che è al tempo stesso un’autobiografia e un saggio di storia dell’arte, dove confluiscono le sue visioni adolescenziali e la sua storia di poeta costantemente interrogante la natura e il fine dell’arte.

Nicoletta Mainardi