Luzi nell’atelier di Venturino

di Nicoletta Mainardi

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Numerosi sono gli artisti del suo tempo con cui Luzi ha intrattenuto relazioni d’amicizia e rapporti di collaborazione; e molti sono quelli che al poeta fiorentino, rispondendo al fascino della sua persona e della sua parola, hanno voluto dedicare un ritratto. Fra questi ricordiamo Venturino Venturi (Loro Ciuffenna 1918 – Terranuova Bracciolini 2002), legato a Luzi da un intenso sodalizio artistico e spirituale iniziato nella Firenze cruciale della congiuntura ermetica e durato tutta la vita.

Scultore e grafico tra i maggiori del nostro secondo Novecento, Venturino è per Luzi “un artista fondamentale”, nel senso che “chiama in causa non per discuterlo ma per ritrovarlo integro ed esaltarlo il fondamento dell’arte che pratica” e cioè la sua “più originaria natura e funzione creatrice”. Di Venturino, immerso in questa tensione embrionale e cosmica sia che evochi riconoscibili archetipi – il ventre, l’uovo, la maternità –, sia che esplori i luziani “filamenti invisibili” della vita universale – il vortice, il gorgo, l’infinito –, Luzi non si stancherà mai di ammirare l’illimitata energia formale e l’essenzialità del suo linguaggio, nel passaggio all’idea-forma senza diaframmi e filtri culturali.

Di fatto, a cominciare dal 1963 e fino alla scomparsa del maestro, Luzi accompagnerà le manifestazioni del “genio” di Venturino con una nutrita serie di scritti critici destinati ad assumere la consistenza di un vero e proprio “commentario”. In questi scritti il poeta-critico d’arte registra con fedeltà di scriba i singoli episodi che promuovono Venturino a protagonista delle vicende artistiche contemporanee, mostrandosi testimone lucido e singolarmente coinvolto in quegli scenari da “creazione incessante” che l’opera di Venturino via via illumina.

Spontaneamente partecipe dello “spirito di genesi” iscritto nella creatività universale, Venturino è l’artista che più di ogni altro impone una riflessione sul principio stesso, generativo e materno, della creazione artistica: il principio dell’Arte che dilata e moltiplica all’infinito le possibilità di espansione linguistica della Creazione. È la prospettiva che ha ispirato a Luzi Atelier di Venturino, la poesia che chiude la raccolta poetica Al fuoco della controversia (1978), incentrata sul tema dell’“esserci” e le sue valenze metafisiche. Nell’atelier di Venturino, a contatto con la materia nuda o già formata, lo sguardo di un poeta capace come pochi di pensare l’arte riflette lo “stupore” di trovarsi di fronte al ricominciamento insieme della vita e del linguaggio che la esprime e la significa.

A Luzi Venturino dedica due ritratti suggestivi: il primo, molto noto, è il ritratto eseguito in cemento nel 1954, allusivo alla tensione spirituale del Luzi ermetico e post-ermetico; il secondo è un ritratto pittorico del 1976 appartenuto allo stesso Luzi, che prefigura per effetto di contrasto cromatico tra il violaceo opaco del volto e l’azzurro squillante del fondo la sua piena immagine di poeta “terrestre” e “celeste”, magmatico e astrale.

All’insegna di un’attrazione creativa reciproca continua, Venturino è e resta per Luzi un affidabilissimo compagno di strada con il quale condividere la fatica e l’ebbrezza del cammino. Non per caso ad affiancare i testi poetici di meditazione composti da Luzi per la Via Crucis vaticana di fine millennio saranno le quattordici illustrazioni del ciclo realizzato da Venturino nel 1977, a suo tempo valorizzato dalla lettura luziana nell’esemplarità della sua umanissima cifra.

Nell’illustrazione: Venturino Venturi, Ritratto di Mario Luzi, 1954