Cent’anni di Mario Luzi

di Marco Marchi

Mario Luzi in un ritratto di Mario FrancesconiNel corso del 2014 si celebrerà il centenario della nascita del grande Poeta fiorentino Mario Luzi. Anche il nostro Premio, intitolato appunto «Firenze per Mario Luzi» e giunto adesso alla sua terza edizione, partecipa al ricordo, con un’edizione rinnovata e potenziata, che si rivolge stavolta non solo agli studenti di Firenze e della provincia fiorentina come nelle due precedenti edizioni, ma agli studenti dell’intera Toscana.

Il nostro Premio giovanile «Firenze per Mario Luzi», promosso dall’Assessorato all’Educazione del Comune di Firenze in collaborazione con il quotidiano «La Nazione», oltre che con la pubblicazione del suo nuovo Bando, comincia fattivamente a ricordarlo con questo sito, appositamente ideato e predisposto, che costituirà nel corso del tempo, settimana dopo settimana fino alla solenne premiazione in Palazzo Vecchio fissata per fine febbraio 2014 e probabilmente anche dopo quella data, il nostro privilegiato punto di incontro, di aggiornamento e di apprendimento. Un punto di riferimento per conoscere non solo l’andamento del concorso e i suoi risultati finali, ma anche per addentrarsi nell’opera di Mario Luzi, per mettere a fuoco la sua affascinante figura di scrittore.

E per salutare questa bella iniziativa, presente sul portale «Le chiavi della città» grazie alla collaborazione con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, mi rifaccio al titolo di uno dei molti libri che Mario Luzi nel corso della sua vita ha scritto: Discorso naturale. Il titolo vale in senso proprio, per una raccolta di scritti di tipo saggistico dedicati alla poesia, ma alla poesia, ad una complessiva concezione della poesia inveratasi in versi straordinari come quelli che Luzi ha scritto e che con i vostri insegnanti conoscerete, più che alludere punta direttamente. Un titolo rivelatore, utile come cifra riassuntiva di un intero percorso che in questi cent’anni culmina. Basta provarlo, ridicendosi ad esempio alcuni celebri versi della Barca, il primo libro che Luzi pubblicò quando aveva poco più di vent’anni – «una verità che procede / intrepida, un sospiro profondo / dalle foci alle sorgenti», Alla vita (leggi “Alla vita” in Testi) –, per ritrovare subito quel «discorso naturale» attivo, affidato alla registrazione di una «fisica perfetta» che tende misteriosamente a comunicare e a esprimere.

Si ripensa all’epigrafe tratta dal Vangelo di Giovanni che il poeta volle mezzo secolo dopo adottare per la sua raccolta del 1985 Per il battesimo dei nostri frammenti«In lei – la parola – era la vita; e la vita era la luce degli uomini» –, e gli spazi elettivi rivendicabili alla poesia di Mario Luzi appaiono di nuovo, a distanza di tanto tempo, chiari, nitidamente necessari, assolutamente umani e «naturali». Si recupera insomma con facilità nel primo Luzi come in quello più tardo il medesimo poeta: quello appena ventenne che rivolgendosi alla vita e cantando inaugura il suo discorso naturale, e quello solidamente maturo e ultimo che interroga con rigore e sapienza i fondamenti della vita, tanto più se tragicamente minacciati e soggetti a pesanti violazioni in atto: fondamenti per molti andati irrimediabilmente perduti, oscurati del tutto.

«In lei – la parola – era la vita; e la vita era la luce degli uomini». Prima ancora dell’incontro di un poeta con le ragioni profonde della sua vocazione, è in gioco l’incontro dell’uomo con se stesso, e la posta della scommessa è alta. È come ricordare, prima di scrivere o leggere versi, che anche la parola poetica rischia oggi di mimare il silenzio, di non cogliere nel segno, venendo meno ai suoi compiti e tradendo le sue stesse origini: di tenersi separata da quelle esigenze primarie di comunicazione in cui parola e vita naturalmente coincidevano e si garantivano a vicenda nell’esercizio e nella trasmissione della verità.

Oggi quei significati a cui anche la parola poetica tendeva sembrano non interessare più nessuno: una parola, come tante, morta, dimenticata, cancellata e ammutolita, svilita e stravolta, resa irriconoscibile. Al confronto l’intero lavoro poetico e letterario di Luzi, una biografia pur lunga e ricca sino alla fine di avvenimenti di rilievo che si affidava a parole può apparire niente ed è moltissimo: più che un modello, più che un esempio per tutti noi.

Credere nella poesia, per Luzi, è stato credere nella continuità della creazione, a un movimento naturale che non si arresta e a cui è impossibile sottrarsi, nel quale si iscrive il nostro, personale e collettivo, destino nel mondo. Dietro la poesia di Luzi – per dirla con un altro grande poeta del Novecento italiano ad alcuni di voi già noto, Giuseppe Ungaretti – c’è stata e c’è la «vita d’un uomo»: un uomo immerso nel proprio tempo e nella storia della sua poesia ben oltre la «rivelazione spontanea» degli esordi, che ha cercato di cogliere nei segnali spesso contraddittori e di difficile decifrazione dell’esperienza il senso e il valore di quel processo inesauribile che nei versi di Luzi ha un nome e uno svolgimento: «vita fedele alla vita».

È una fedeltà a sfondo religioso, che presuppone un disegno enigmatico, nobile e solenne, e chiama l’uomo alla partecipazione e alla testimonianza. Storia e natura sulla stessa linea, in una stessa prospettiva, o se volete, tornando ai versi giovanili della Barca che abbiamo citato, in uno stesso alveo, nel recupero di quel «sospiro profondo» che si diffonde a ritroso «dalle foci alle sorgenti».

L’accusa all’uomo di oggi è schiacciante: l’«umanità», il suo impegnativo contrassegno, latita. E tuttavia la speranza non ha mai abbandonato la poesia di Luzi, il suo «discorso naturale», drammatico e passato per mille prove, è un discorso all’interno del quale l’uomo può deludere ma rimane responsabile di un destino parallelo a quello della naturalizzazione: l’umanizzazione.

A ripercorrere l’intera opera poetica di Mario Luzi questa complessa e inesauribile dialettica tra uomo e mondo si riscopre di continuo efficiente: naturalmente intrinseca, vitale. Talché in un suo bellissimo intervento del 1994 dal titolo La voce della poesia nella sostanza del mondo, l’autore poteva legittimamente concludere: «Ci si domanda a che cosa serve la poesia. Quando uno si pone questa domanda, è perduto alla poesia. La poesia può servire ed essere inutile, essere inutile e servire. A che? A sentire fino in fondo l’enigma della vita, nel suo bene e nel suo male».

Il fascino di Luzi, vi confesso, si è irradiato con forza su di me da questi territori e secondo queste modalità, e da questi territori e secondo queste modalità continua ad irradiarsi potentemente, giorno dopo giorno. Ed è bello immaginare – proprio nel dare il via a questo sito che a suo modo celebrerà, assieme al Premio che accompagna ed illustra, il centenario della nascita del grande Mario Luzi – convocati insieme, uniti nell’ascoltare la sua opera altissima e nel rievocare la sua cara figura, tutti i luoghi, tutti i tempi e tutti gli incontri di un’esistenza: insieme, «dalle foci alle sorgenti», come fossero le acque di uno stesso fiume che continua, grazie alla poesia, a scorrere, permettendo alla nostra «barca» di uomini e di uomini in formazione come voi siete, il cui nocchiero è rimasto in realtà saldamente al nostro fianco, vigile e premuroso, di «vedere il mondo», di coglierne il «sospiro profondo».

La poesia di Luzi, ne sono convinto, costituirà per voi un aiuto prezioso: vi aiuterà a ritrovare in tante occasioni della vostra esistenza la poesia della vita. Evviva il nostro Premio «Firenze per Mario Luzi»! Buona poesia, buona lettura e buona scrittura a tutti voi!

Marco Marchi
Presidente della Giuria del Premio «Firenze per Mario Luzi»

La Giuria del Premio «Firenze per Mario Luzi» 2014 è composta da Marco Marchi (presidente), Elena Gori, Nicoletta Mainardi, Gloria Manghetti, Marco Menicacci e Giacomo Trinci.

I ritratti pittorici di Mario Luzi che illustrano i post sono, tranne diversa indicazione, di Mario Francesconi.